Strumenti scrittori: gli antenati della penna

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Gli strumenti scrittori variavano a seconda del materiale su cui si doveva scrivere, non c’era solo la carta ma spesso si scriveva anche su materiale come metallo, pietra e osso dove invece dell’inchiostro si poteva incidere a rilievo o a sgraffio tramite degli appositi arnesi appuntiti. Sulla terracotta, sui mattoni, sull’intonaco e sul legno oltre che incidere si poteva dipingere ad inchiostro con il pennello oppure scrivere con il calamo. Sul papiro, sui cocci di ceramica e sulla carta pergamena si scriveva esclusivamente con inchiostro. Come per il papiro dobbiamo tornare sempre in Egitto per avere idea di come doveva essere un’antica penna, la quale era costituita da un esile giunco la cui estremità era tagliata in maniera appuntita e poi mastica, così da ottenere un pennellino molto sottile. Con questo semplice metodo gli Egiziani produssero dei veri e propri capolavori di scrittura. In epoca greca questa “penna” venne sostituita dal calamo, una canna con stelo più grosso la cui estremità veniva tagliata a punta per formare un pennino, nel quale poi veniva praticata una fessura dal quale era possibile regolare la quantità di inchiostro e il tipo di scrittura, più o meno chiara o scura. Nell’Occidente medievale si scriveva anche con piume d’oca o di uccello oltre che con il calamo fino a quando verso la fine del Medioevo il calamo venne rimpiazzato dalla penna metallica.

Parliamo di inchiostri. Quello più antico era quello usato dagli Egiziani sulla carta di papiro ed era a base di nerofumo, gomma arabica e acqua, molto resistente. Successivamente vennero sperimentate composizioni metalliche a base di noce di galla e solfato di rame o ferro ma soggetti ad alterazioni chimiche e corrosivi. A questa base si aggiungevano anche dei pigmenti per variare il colore dell’inchiostro ed è così che si ornavano molti manoscritti medievali con inchiostro rosso per miniare le lettere iniziali o per colorare dei fregi.

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