La scuola non statale italiana è seriamente in affanno e la linea di tendenza è al ribasso. I numeri confermano che la crisi nella quale versano le scuole paritarie non è più solo temporanea ma è ormai stabile.
Ogni anno chiudono alcune centinaia di istituti paritari di ogni ordine e grado, e fra queste anche alcuni con tradizioni secolari. Nel 2013 le scuole paritarie erano 13.625, oggi sono 12.662. Gli alunni, che nell’anno scolastico 2009/2010 erano quasi un milione e centomila, sono oggi meno di 900mila.
Complice della crisi è la poca attenzione dedicata a queste scuole da parte dello Stato ma anche il drammatico calo demografico che colpisce il nostro Paese e che però, nelle scuole statali, è stato in qualche modo riequilibrato dal flusso dell’immigrazione, che non ha invece coinvolto le paritarie.
La scuola paritaria sembra ormai essere solo la soluzione di nicchia per pochi che se la possono permettere. Vi era stata una fase espansiva all’inizio del nuovo millennio, che aveva fatto credere in una possibile liberalizzazione dell’intero sistema nazionale di istruzione alla stregua di altri paesi europei, ma ad oggi, sembra una prospettiva sempre più lontana.
La classe politica italiana non è molto interessata ad occuparsi della questione, nonostante in tanti altri paesi, europei e non, esista già una sana competizione fra scuole statali e private. In Italia non si dà la stessa importanza che viene data negli altri Paesi alla libertà di educazione per la gente comune, la possibilità di poter scegliere anche per chi non dispone di ingenti possibilità economiche.
Ma anche la popolazione è piuttosto indifferente al tema, che sembra interessare solamente gli addetti ai lavori.