Sbagliando s’impara: è un detto molto conosciuto e assolutamente vero, soprattutto per quanto riguarda i giovani che si affacciano alle prime esperienze di vita. Gli studenti, in particolare, devono capire gli errori che commettono e quanto lo studio può aiutare nella vita. È importante che lo capiscano per il loro bene, per il loro futuro, per il loro successo e, insieme a questo, è importante che sperimentino sia l’esperienza delle vittorie che quella delle sconfitte.
Promuovere gli alunni alla classe successiva anche quando non lo meriterebbero è antieducativo e anti didattico perché così facendo si trasmette ai ragazzi una visione della vita e della società in cui vivono completamente distorta e lontana anni luce dalla reale. Nell’immediato sia i genitori che l’alunno saranno felici ma il ragazzo crescerà con l’idea che, anche sbagliando e impegnandosi poco, alla fine potrà trovare ugualmente una “scorciatoia” per raggiungere il successo.
Inoltre un atto del genere denota anche mancanza di rispetto nei riguardi di quegli alunni che, per un intero anno scolastico, hanno invece lavorato con costanza e impegno. La reazione da parte degli alunni capaci e meritevoli sarà fortemente negativa e innescherà inevitabilmente un meccanismo di rifiuto e sfiducia nei riguardi del sistema scuola.
Gli alunni devono accettare le sconfitte e imparare a camminare con le proprie gambe. I genitori hanno il dovere di “accompagnare” i figli nel processo di istruzione e maturazione dando loro la giusta dose di gratificazione senza innescare meccanismi di sopravvalutazione delle loro reali capacità.
Quindi c’è bisogno di una presa di coscienza da parte della comunità scolastica che il mondo dell’istruzione deve sì saper valutare le competenze e le attitudini degli alunni, ma nel contempo saper selezionare.