Ricorrenti sondaggi nazionali mostrano l’evidenza di un fenomeno piuttosto allarmante in una società che si definisce democratica: oltre la metà dei giovani italiani tra i 18 a i 24 anni non si presenta alle urne durante le elezioni politiche per esprimere il proprio voto. Sono molte le spiegazioni che a gran voce gli addetti ai lavori si impegnano a trovare, lo stesso Presidente della Repubblica ha speso in diverse occasioni parole accorate per una partecipazione più attiva da parte dei giovani.
Prima fra tutte, la motivazione di questo astensionismo diffuso è la sfiducia che le nuove generazioni hanno nei confronti della nostra classe politica, colpevole di vivere in condizioni di lusso e privilegi e di essere, ormai da molti anni, lontana dai veri problemi del Paese. Inoltre la sfiducia è rivolta anche al sistema economico-sociale del nostro Pese, che costringe i più giovani ad una vita di lavori precari e mal pagati e che offre davvero poche prospettive per il futuro. Sempre di più quindi, non ci si sente parte della propria Nazione, si è convinti dell’inutilità della partecipazione alla vita politica e si vive in modo passivo quella che ormai sembra a tutti una situazione irreversibile. Ma sarebbe riduttivo limitare le responsabilità esclusivamente a questi fattori. Anche le epoche storiche in cui si vive incidono in maniera significativa su queste tendenze di comportamento, e l’epoca che stiamo vivendo oggi è caratterizzata da un indebolimento delle distinzioni tra classi sociali e anche della spinta a mobilitarsi per una grande causa sociale. Si condividono gli stili di vita, la moda, i gusti musicali ma non la tensione a produrre qualcosa di grand eper il proprio futuro e la lotta per la tutela della cosa pubblica. Quelli di oggi sono spesso giovani che vivono in modo passivo la loro presenza nella società e si accontentano di essere spettatori più che protagonisti degli eventi. Ci si indigna facilmente ma si prendono poche responsabilità. La situazione tragica della nostra situazione politica scoraggia anche quei pochi che vorrebbero impegnarsi in maniera costruttiva. E così si continua a domandarsi semplicemente che cosa il nostro Stato può fare per i giovani e sempre meno che cosa i giovani possono fare per il loro Stato.