Spesso i bambini vengono colti da vere e proprie crisi di pianto, che possono significare diversi stati d’animo: rabbia, fastidio, capriccio o vero e proprio dolore.
Davanti a queste scene, il genitore può avere reazioni differenti: cercare di distrarre il bambino attraverso il gioco, per cacciare via dalla sua mente i pensieri che tanto lo hanno rattristato o fatto infuriare; arrabbiarsi a sua volta, perché giustifica il comportamento come un puro e semplice capriccio; tentare un dialogo, un confronto, per cercare di capire qual è il problema e trovare una soluzione.
Ma esiste un metodo che può rivelarsi ancora più efficace: si chiama metodo Holding e nasce inizialmente per gestire le crisi di pianto o di rabbia dei bambini affetti da autismo o disturbi psico-mentali.
Ma negli anni ’70 si ha l’intuizione di utilizzarlo, con successo, anche per i bimbi normodotati. Si tratta di un abbraccio, forzato almeno all’inizio, con cui il genitore avvolge il bambino e tenta di contenere le sue paure. Apparentemente può sembrare semplice, ma in pratica può rivelarsi faticoso, soprattutto perché per avere l’effetto desiderato, deve rimanere un abbraccio assolutamente fermo e controllato, per quanto delicato, nonostante il bambino si dimeni e tenti di reagire svincolandosi. Dopo qualche minuto, sarà il piccolo a calmarsi e lasciarsi cullare dolcemente tra le braccia della sua mamma o del suo papà, ritrovando dentro di esse il proprio equilibrio emotivo.
Alla base di questa idea sta la convinzione che, come i neonati hanno bisogno del contatto fisico con la mamma per sentirsi sicuri, anche i bambini più cresciuti ne traggano beneficio nel momento del bisogno. Adottando questo metodo dunque, il bambino si sentirà compreso ed accettato, calmerà le sue paure e instaurerà uno speciale e più duraturo legame affettivo col genitore.