Ci sono dei lavori che finiscono per diventare inevitabilmente delle vere e proprie vocazioni: uno di questi è quello dell’insegnante di sostegno. La prima caratteristica che deve avere chi decide di intraprendere questa carriera lavorativa è la predisposizione naturale ad aiutare i più svantaggiati e un’empatia che gli permetta di comprendere a fondo l’altro. Ma ovviamente solo questi requisiti, seppur fondamentali, non bastano per formare una figura competente e capace, ma è necessaria una preparazione specifica e approfondita.
L’insegnante di sostegno infatti occupa nella vita dell’allievo con disabilità un ruolo centrale nel suo processo di crescita ma soprattutto in quello di integrazione e armonia con il resto della classe. Impegnarsi per far valere i diritti di un alunno disabile significa lottare ogni giorno per migliorare l’intera società, e questo è possibile grazie ad un approccio che punti all’empatia reciproca, all’abbandono di ruoli stereotipati o pregiudizi e alla responsabilizzazione di ciascuno.
La legge che definisce i compiti dell’insegnante di sostegno è la legge quadro n.104/92 , che stabilisce come l’accettazione e la valorizzazione delle diversità, degli alunni disabili ma anche dei loro insegnanti sia in assoluto una risorsa essenziale per avere una scuola e una società di qualità. Perché l’integrazione avvenga però, è fondamentale la presenza di un altro elemento: la collaborazione, che deve avvenire su più livelli: sul piano educativo, quindi all’interno della classe tra gli studenti, e come metodo di lavoro, quindi utilizzando spesso la formula dei compiti di gruppo.
In questi processi l’insegnante di sostegno svolgerà un ruolo di supervisione, coordinamento e mediazione. E per tutto questo è necessario che questa figura possegga non solo le competenze disciplinari necessarie, ma soprattutto quelle emotive e umane, per poter mettere sempre al centro i bisogni del disabile e le sue potenzialità.
