I figli unici sono davvero così viziati?

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Ci sono parecchi luoghi comuni e pregiudizi che gravitano intorno alla figura del figlio unico, molto spesso soggetto a forti critiche e giudizi da parte di chi ha fratelli e sorelle.

Il più diffuso è la convinzione che il figlio unico sia viziato. È davvero così?

Nessuno studio scientifico fino ad oggi ha stabilito che questo sia vero: il comportamento del bambino, figlio unico o meno, dipende dall’ambiente che lo circonda e dalle relazioni che sviluppa con le figure di riferimento della sua vita. Una mamma che abbraccia suo figlio, lo coccola e lo rassicura non lo sta viziando, e su questo ormai tutti gli esperti concordano. Il vizio è cedere ai suoi capricci e alle sue pretese, assecondarlo nelle sue manie di protagonismo, e questo può capitare anche con bambini di famiglie numerose.

Altro punto è quello dell’affetto genitoriale, che in caso di figlio unico è riversato su un solo bambino, mentre nei casi di fratelli e sorelle, va “diviso”. Ma la sfera emotiva e l’amore di un genitore non è “a misura”, una mamma di più bambini troverà il tempo e l’affetto necessari dentro di sé per soddisfare i bisogni di tutti i suoi figli, in egual misura e con la stessa intensità della mamma di un figlio unico.

“Un figlio unico è solo, non ha nessuno con cui giocare”: intanto non è assolutamente detto che due fratelli diventino amici e giochino assieme, sono molti i casi di fratelli che, da grandi, prendono strade molto diverse e non creano un legame profondo tra loro. Non esiste dunque nessuna garanzia. E anche il figlio unico, se i suoi genitori sono attenti alle sue esigenze, potrà avere numerosissime occasioni per relazionarsi con i suoi coetanei: cugini, compagni della scuola, amici del parco, basta solo non chiudere il bambino all’interno di una campana di cristallo con manie iperprotettive e per niente salutari, ma laciarlo libero di crescere e sviluppare la propria autonomia.

Infine sul figlio unico pesano maggiormente le aspettative dei genitori, che hanno un solo bambino su cui riversare tutte le loro mancate ambizioni: essere bravi nello sport, andare bene a scuola, saper suonare quello strumento. Questo è un errore da non fare mai, indipendentemente dal numero di componenti della famiglia. Il figlio non è dei genitori e non deve vivere la vita che loro avrebbero voluto, ma seguire le proprie inclinazioni e passioni, consapevole di avere accanto il supporto dei suoi genitori.

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