Esiste già una ricca letteratura specifica che tratta in maniera esaustiva i vari DSA, quali la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia. Oggi esistono molti strumenti compensativi studiati proprio per supportare e migliorare lo studio degli allievi con DSA.
Ma esiste un altro disturbo, che al momento non ha ancora una classificazione e una descrizione chiara, e che non ha ancora criteri univoci e definiti per descriverlo, e che non presenta necessariamente le caratteristiche degli altri DSA: il Disturbo di Apprendimento Non Verbale (DANV).
È una sindrome “nuova”, non ancora riconosciuta dai principali manuali psicodiagnostici, ma sulla quale i ricercatori stanno lentamente facendo luce grazie alle recenti acquisizioni in campo psicologico e neuroscientifico.
I soggetti presentano una netta differenza tra le capacità nell’area verbale, che risultano nella norma, e quelle nell’area visuo-spaziale, nettamente inferiori rispetto allo standard medio. Concretamente, un bambino con questo tipo di disturbo avrà un lessico ricco e nessuna difficoltà ad esprimersi oralmente, anche nella lettura, mentre presenterà difficoltà nel disegno, nella scrittura a mano, nell’incolonnamento di numeri in matematica e nella lettura di grafici.
Se si ha il sospetto di avere davanti un bambino con DANV la mossa più opportuna è quella di sottoporlo a una valutazione neuropsicologica approfondita, che preveda vari test di valutazione del QI, prove matematiche, pratiche e di memoria visiva.
Una volta certificato il disturbo, il bambino potrà essere aiutato mediante strategie didattiche che aggireranno gli ostacoli e valorizzeranno invece le sue capacità: l’utilizzo di strumenti tecnologici che lo aiutino per esempio nei grafici e nel disegno, la verbalizzazione di problemi matematici che prevedono immagini e disegni di insiemi, l’utilizzo di una scrittura in stampatello più semplice da mantenere allineata su una riga rispetto a quella in corsivo.