Ci sono culture che a volte si fatica a comprendere, accettare e giustificare. È quello che succede con il matrimonio infantile, usanza molto comune in alcuni paesi del Medio Oriente e dell’Africa. La guerra che attanaglia queste terre non ha fatto altro che rendere questo fenomeno ancora più diffuso, rendendolo allarmante soprattutto in posti come la Giordania e la Siria.
Una ricerca Unicef dimostra che le ragazze siriane tra i 15-17 anni vengono date in sposa a uomini molto più anziani di loro: nel 16% dei casi la differenza d’età è di 15 anni; nel 32% la differenza di età oscilla tra i 14 e i 10 anni; nel 37% dei casi la differenza di età si riduce, oscillando tra i 5 e i 9 anni. Le famiglie che scelgono questo destino per le loro figlie lo fanno per fuggire da una situazione economica tragica. Molto spesso infatti, il motivo che si cela dietro questa scelta è strettamente legato al denaro, grosse somme che questi uomini “pagano” per avere in sposa delle vere e proprie bambine.
Le conseguenze per queste “spose bambine” sono devastanti dal punto di vista psicologico e fisico, la più grave è quella di morire in seguito a gravidanze e parti precoci. Ma non è l’unica, spesso queste giovanissime mogli sono sottoposte dai loro mariti a vere e proprie violenze, davanti agli occhi indifferenti di un sistema sociale che considera tutto questo assolutamente legale e moralmente accettabile.
La guerra in alcune di queste zone ha lasciato circa 3 milioni di bambini senza la possibilità di andare a scuola, limitando così le loro opportunità di istruzione e facendo levitare la loro vulnerabilità.
Preoccupano i diversi rapporti dell’Onu che dimostrano come i diversi gruppi armati all’interno della Siria e dell’Iraq sfruttino la pratica dei matrimoni forzati e la violenza sessuale come armi per diffondere il panico, intimidire e disperdere la popolazione.