Impronte digitali all’ingresso di scuola per presidi e dirigenti: è subito polemica

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I presidi non ci stanno, protestano a gran voce e spediscono addirittura una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “le impronte digitali agli ingressi della scuola sono una decisione grave e assurda, da accantonare. La nostra decisione di scriverle arriva dopo aver registrato la freddezza con cui il Governo ha accolto le nostre richieste e segnalazioni. A nostro parere, all’interno del Decreto Concretezza, sono contenuti alcuni provvedimenti di assoluta gravità”.

Tra le novità considerate inaccettabili dalla categoria vi è l’introduzione generalizzata di controlli biometrici per la verifica della presenza, sul posto di lavoro, di tutti i dipendenti pubblici contrattualizzati, con l’esclusione dei soli insegnanti. Per l’Associazione Nazionale dei Presidi, è una misura che viola la privacy, e appare ingiusta e sproporzionata, poiché il numero di presidi che diserta le proprie ore di lavoro è irrisorio rispetto a quello degli onesti e che svolgono bene i propri compiti.

Secondo Anp quindi i controlli biometrici sono “una schedatura di massa senza precedenti che non migliorerà la produttività delle amministrazioni pubbliche e, al contrario, favorirà demotivazione e inefficienza”. Inoltre è senza senso poiché coinvolge “personale senza orario di lavoro e la cui valutazione dipende solo dai risultati ottenuti. La conoscenza del tempo trascorso in ufficio, quindi, non ha nulla a che fare con la trasparenza. Inoltre la cosa ancora più assurda è che per la prima volta, da quando esiste l’organizzazione del lavoro, si sovverte il principio di gerarchia sottoponendo il capostruttura a un controllo da cui è esclusa la maggior parte del personale in servizio”.

Ultimo aspetto, non meno importante, è che tutto questo avrà un costo: l’Anp stima in 100 milioni di euro i costi necessari per acquistare e installare i dispositivi di controllo biometrico nei plessi, costi da attribuire direttamente al sistema scuole visto che il provvedimento dovrà essere “senza oneri aggiuntivi per lo Stato”.

Soldi che, a detta di molti, sarebbero utili per risolvere problematiche ben più urgenti del sistema scolastico, come la sicurezza degli edifici scolastici e la preparazione del corpo docente.

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