La tecnologia ha davvero cambiato il nostro modo di pensare?

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La tecnologia è ormai entrata a far parte anche del mondo della didattica ma un aspetto di questo fenomeno rimane ancora oggi carico di perplessità: questi strumenti, indubbiamente utili sotto moltissimi aspetti, come hanno cambiato le capacità cognitive degli studenti di oggi?

Sicuramente i ragazzi sono diventati abilissimi nel padroneggiare le nuove tecnologie, anche se questo non significa assolutamente esserne completamente conoscitori: molto spesso infatti sanno utilizzare solo una piccola parte di questi mezzi, per scopi personali e di svago, tralasciando moltissime delle potenzialità, soprattutto formative ed educative, di cui potrebbero usufruire. È comune infatti tra i giovani una sorta di analfabetismo tecnologico: facebook, whatsapp e simili non hanno segreti per loro, che però sono incapaci molto spesso a cambiare un semplice layout di un foglio word, installare un software o semplicemente saper utilizzare un file excel in tutte le sue numerosissime possibilità di calcolo.

Forse però il problema ha radici più profonde: se gli studenti non sanno padroneggiare in modo cosciente e disinvolto queste tecnologie, è forse perchè gli stessi insegnanti di oggi non sono stati correttamente formati nell’utilizzo di tutte le loro potenzialità didattiche?

Altro quesito da porsi è se questi nuovi strumenti hanno anche modificato il nostro modo di percepire il mondo circostante, i rapporti con gli altri e i nostri ragionamenti e pensieri. Forse non si è più capaci di fare una vera ricerca che non sia un copia incolla da Wikipedia, tradurre un testo senza l’aiuto di Google Translate o risolvere un esercizio di matematica senza il tutorial su Youtube. Forse non si è più capaci di avere pazienza, di approfondire, di cercare e anche di fallire talvolta. Il web non può essere il fine di un percorso educativo, semmai uno strumento per permettere la crescita di chi lo utilizza. Ecco perché il primo modo di usare la tecnologia a scuola è rendere sempre più consapevoli docenti e addetti ai lavori, e accettare la stimolante sfida che essa ci lancia.

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