Disturbi alimentari sempre più diffusi anche tra i bambini: come prevenirli?

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Questo fenomeno è sicuramente collegato al modello di società in cui viviamo oggi, nel quale l’aspetto esteriore è diventato sempre più importante.

Negli ultimi 5- 6 anni il disturbo alimentare, tristemente riscontrato soprattutto tra gli adolescenti, si è diffuso anche tra i bambini e le bambine sotto i dieci anni.

I bambini coinvolti sono più di 300 mila e questo dato include non solo femmine, una volta vittime quasi esclusive di questo problema, ma anche molti maschi.

In cosa consistono questi disturbi? Quello più significativo è il comportamento selettivo: il bambino seleziona solo alcune tipologie di cibi da mangiare, escludendo a priori tutte le altre. Il criterio con cui sceglie può variare, dipendere dal colore di questi cibi, o dalla loro consistenza, dal gusto dolce o salato.

Rifiutare un cibo che sembra poco appetibile è un atteggiamento abbastanza normale nei bambini sotto i 4 anni, che diventa però preoccupante se persiste anche dai 5 anni in su. Il campanello di allarme scatta quando questa selezione diventa via via più restrittiva, e porta il bambino a vere e proprie carenze nutrizionali.

Alcuni disturbi alimentari possono diventare delle vere e proprie problematiche che rischiano di mettere in pericolo la vita stessa del piccolo: è il caso del disturbo da rifiuto pervasivo di cibo, che consiste nel rigetto totale da parte del bambino sia del cibo che dell’acqua. Questo porta a situazioni gravi di sottopeso e disidratazione, che si concludono spesso in veri e propri ricoveri ospedalieri.

Cosa può fare un genitore davanti ad una situazione del genere? Mettersi in gioco e affrontare il problema insieme al figlio, in un percorso terapeutico guidato da psicologi e nutrizionisti, che porti ad un’interazione graduale ma costante col cibo. Perché molto spesso, come accade per gli adolescenti, il rifiuto del cibo nasconde un disagio interiore, che può dipendere da diversi eventi traumatici, come un lutto o anche semplicemente l’arrivo di un fratellino. La presenza quindi della famiglia nel processo di guarigione è fondamentale: assolutamente sbagliato colpevolizzare il bambino o forzarlo a mangiare. I piccoli passi da fare con lui sono per esempio, quello di coinvolgerlo nella preparazione di un cibo assieme, o nella decisione del menu della giornata, nella spesa, il creare un momento di relax e condivisione durante i pasti in famiglia.

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