Il metodo Doman prende il nome dal suo fondatore, Glenn Doman, che nel 1955 studia un programma pensato per aiutare i bambini cerebrolesi a raggiungere dei livelli di apprendimento normali ma può essere anche utilizzato con bambini normodotati per sviluppare al massimo le loro potenzialità.
La particolarità di questo metodo, soprattutto quando utilizzato per curare disturbi dell’apprendimento e vere e proprie patologie, è che può essere insegnato ai genitori, che diventano così terapisti dei loro figli, senza dover ricorrere necessariamente ad uno specialista. Ovviamente la famiglia rimarrà sempre in contatto con il professionista che ha studiato il caso del bambino e ha pensato per lui un programma personalizzato, con incontri e consulenze semestrali.
Il metodo, nel caso di bambini normodotati, si basa sull’idea che fino a 3 anni d’età la nostra mente può assorbire moltissime informazioni ad una velocità impressionante, mentre più si cresce più apprendere diventa difficile. Per questo motivo lo studioso è convinto che i bambini ad un anno possano leggere già alcune parole, a due intere frasi e a tre un intero libro.
Doman ha dunque sviluppato del materiale didattico, composto da schede con numeri e lettere, che può essere utilizzato dai genitori per “fare lezione” ai piccoli. Fondamentale però è l’approccio giusto: il bambino deve percepire questi esercizi come dei giochi, per questo motivo quando non ha voglia non deve essere forzato e bisogna interrompere la sessione non appena comincia ad essere stanco o annoiato.
Il metodo ha molti sostenitori ma altrettante critiche: c’è chi è convinto che sia dannoso sottoporre bambini così piccoli a questo tipo di stress, ad un’età in cui hanno solo bisogno di giocare, sviluppare la loro emotività e la loro creatività. Inoltre c’è chi ritiene che insegnare a leggere così presto porterà quel bambino ad essere troppo avanti rispetto ai suoi coetanei. Questo gli creerà problemi al primo anno della scuola primaria, durante il quale probabilmente si annoierà e non riceverà stimoli.
Probabilmente l’unica regola da seguire è evitare le corse ad ostacoli per raggiungere chissà quali obiettivi e trattare il proprio figlio poi come un trofeo da esibire, ma nemmeno bloccare la sua curiosità se avviene in modo spontaneo. Assecondare sempre le sue naturali attitudini rimane il modo più corretto per crescere un bambino felice.