Tutti i “perché” dei bambini: come rispondere?

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Si sa, i bambini sono curiosi di natura, vogliono scoprire il mondo e per farlo pongono domande su domande. Ma c’è una fase in particolare, che può andare dai tre anni circa fino ai sette, in cui la domanda “Perchè?” accompagna ogni momento della giornata, in modo quasi meccanico. Le domande toccano qualsiasi argomento e talvolta sono buffe e paradossali: “perchè il cielo è blu?”, “perchè il mare è grande?”, “perchè la maestra è bionda?” ed esempi simili.

Come mai accade? La fase dei “perchè” corrisponde ad un momento importante nel processo di sviluppo cognitivo del piccolo. Il bambino sta affinando la sua capacità di comprensione e la padronanza del linguaggio e i “perchè” sono un modo per tenersi allenati. Ovviamente un ruolo importante lo gioca anche il carattere del bambino: quelli più estroversi e curiosi riempiranno gli adulti di molti più “perchè” rispetto ai bimbi più timidi e più chiusi.

Spesso le domande sono davvero mosse da curiosità, molto spesso sono solo un espediente per attirare l’attenzione della mamma o del papà, lo si capisce quando sono fatte a raffica, senza nemmeno dare il tempo di ricevere risposta.

A quante e quali bisogna rispondere? È normale che alle prime domande faccia piacere rispondere, mentre dopo la trentesima si cominci ad essere stanchi! Ed è quindi assolutamente lecito dare un freno al bambino, invitandolo a trattenere alcune sue curiostà per il giorno successivo.

Quando il bimbo è molto piccolo è necessario affrontare con sincerità le sue domande, ma cercando di rispondere in modo leggero, aggiungendo dettagli fantasiosi, che entusiasmino il bambino e non rendano le informazioni che gli trasmettiamo troppo noiose.

Quando il nostro interlocutore è più grande, in età scolare, le risposte alle sue domande dovranno essere precise e assolutamente veritiere, soprattutto se riguardano i grandi quesiti sulla vita e sulla morte.

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