Professore e alunno: oltre l’insegnamento

270

Spesso si fa l’errore di pensare che essere un buon insegnante voglia dire essere preparato nella propria materia, spiegare in maniera chiara la lezione, dare voti imparziali e padroneggiare diverse strategie didattiche.

Certo, è anche questo. Ma è soprattutto altro. Il lato più nascosto dell’essere insegnante, quel particolare che si può cogliere solo dall’interno e che è difficile da capire per chi non vive in classe: la relazione umana tra professore e alunno.

Questa è la sfida più dura, che mette in gioco la parte più profonda di chi sceglie questo mestiere, perché irta di ostacoli, perché costringe a mettersi in gioco continuamente e a misurarsi con se stessi.

Spesso gli insegnanti si lamentano di non avere davanti alunni intelligenti, svegli e volenterosi, come se l’essere insegnante significhi stare semplicemente dall’altra parte della cattedra e pretendere una classe così come la si era immaginata. Ma non è con la classe dei propri sogni che si svolge davvero questo lavoro, anzi, è proprio nelle situazioni meno rosee che esce fuori la bravura e la passione di un professore. Qui entra in gioco la capacità di capire la classe, e ognuno dei suoi componenti, gestire le loro emozioni, le loro capacità, cercando di rispettare quello che questi ragazzi sono e il vissuto che si portano dietro, le caratteristiche che li contraddistinguono e li rendono unici, speciali. Essere insegnante vuol dire trasmettere cultura, certo, ma soprattutto vuol dire tirare fuori da ogni alunno il suo meglio, valorizzare le sue potenzialità, accrescere la sua autostima e far si che possa diventare un adulto consapevole e sicuro di sé.

Probabilmente ci sono insegnanti che si limitano semplicemente a trasmettere contenuti, senza preoccuparsi dell’aspetto umano e probabilmente ci sono dei ragazzi che riescono a trarre da questi docenti le nozioni necessarie per affrontare le sfide scolastiche della loro vita. Ma c’è anche una parte di ragazzi che, davanti a questa rigidità e a questa durezza, si chiudono a riccio e non riescono più ad esprimersi al massimo delle loro capacità. Ci sono ragazzi che, in seguito ad incontri con professori di questo tipo, decidono di interrompere gli studi o cominciano ad odiare una determinata materia perché associata al ricordo di chi la insegna. Le esperienze con i professori sono determinanti a volte per definire il percorso di vita di un ragazzo che, forse, avrebbe preso comunque le stesse decisioni, ma non ne avremo mai la certezza.

Chi insegna dovrebbe pensare a tutto questo quando siede in cattedra davanti alla sua classe: tenere a mente che i suoi gesti e le sue parole, dentro ma soprattutto fuori dall’aula, potranno rivelarsi fondamentali nella formazione di chi ha di fronte.. e non dimenticarlo mai.

Print Friendly, PDF & Email