Il tanto temuto voto scolastico, il più grande nemico degli studenti, quel numero che racchiude al suo interno tutto l’impegno e la preparazione. Ci sono dei veri e propri criteri di assegnazione per questi voti che riguardano: le conoscenze, cioè le informazioni che lo studente ha assimilato durante la lezione; l’abilità, ovvero la capacità di applicare le conoscenze per risolvere concretamente dei problemi; infine le competenze, che sono le capacità dello studente di usare in un determinato contesto le sue conoscenze e le sue abilità, per superare una situazione problematica anche nella vita quotidiana. Senza puntare il dito sui voti, che di per sé sono uno strumento valido come indicatore del rendimento scolastico di un alunno, oggi assistiamo però ad un uso talvolta improprio di questo mezzo. Sempre più gli insegnanti diventano dei “calcolatori” umani di medie e punteggi, con tabelle e percentuali davanti agli occhi ogni volta che correggono una verifica. Questo uso matematico dei voti serve sicuramente agli insegnanti per mantenersi oggettivi e sentirsi al sicuro da eventuali errori di valutazione, ma trasforma in uno sterile numero qualcosa che invece è molto più complesso. Il voto è ormai diventato il centro della scuola di oggi e molti studenti vivono una vera e propria ansia da prestazione che oscura quelle che dovrebbero essere invece le loro preoccupazioni primarie: il riconoscimento del loro impegno, la voglia di crearsi una loro identità, il desiderio di crescere e vivere in gruppo. Ogni persona è infatti un caso a sé, con il suo percorso, i suoi traguardi che non possono essere sintetizzati in un semplice voto. Il percorso scolastico è un progetto educativo e la valutazione è solo un supporto a questo percorso, che serve a comprendere meglio le attitudini dello studente, i suoi punti di forza e quelli in cui si deve ancora migliorare. Infatti il voto, se usato nel modo corretto, può rivelarsi un efficace strumento di stimolo. Se un insegnante dà fiducia al bambino e lo mette nelle condizioni di non essere giudicato, se non si fossilizza su un voto ma premia i piccoli miglioramenti e la volontà con un voto più alto delle aspettative, contribuirà ad accrescere l’autostima dell’alunno, che, forse, comincerà a rendere di più perché si sentirà più sicuro di sé.