Litigi tra bambini: come e quando intervenire?

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A scuola o alle feste di compleanno capita spesso che i bimbi impegnati in un gioco di gruppo, si mettano all’improvviso a litigare. È tipico infatti dell’età infantile passare da un momento di gioco sereno allo scontro aperto, magari per colpa di un giocattolo conteso. Ed è altrettanto normale che questi conflitti si risolvano in un lasso di tempo molto breve. I genitori si dividono in due categorie: chi interviene immediatamente per ristabilire l’ordine e chi ritiene invece giusto e costruttivo lasciare ai bambini la libertà di litigare. Molti pedagogisti e psicologi concordano sul fatto che, davanti ai litigi tra bambini, l’adulto non debba intervenire, convinti che infatti proprio i piccoli troveranno da soli la soluzione al contrasto. Anzi, sostengono che l’intervento dell’adulto possa in qualche modo danneggiare il bambino. Infatti, mentre il litigio a quella età è normale, perché serve per imparare come far convivere dentro di sé il piacere del gioco e il proprio egocentrismo, l’intervento di un adulto può trasformare un episodio banale in un vero e proprio processo a difesa di uno o dell’altro. In questo modo il bambino “difeso” dall’adulto si convince di avere sempre ragione e che il resto del gruppo debba sempre piegarsi ai suoi voleri. Invece da un litigio il bambino deve imparare che non sempre i propri desideri possono essere esauditi, che esistono altre persone intorno a lui con a loro volta altre idee e desideri da rispettare e infine, che impegnandosi un po’, si può trovare un compromesso per accontentare tutti. Quando il litigio degenera, il genitore deve avvicinarsi alla scena e monitorarla pronto ad intervenire nel caso ci fosse un rischio di farsi male, ma di nuovo in silenzio e rimanendo da parte. In questo modo trasmette ai piccoli il messaggio di protezione e presenza, ma lascia che comunque loro trovino in autonomia una soluzione ai loro problemi. In caso di vere e proprie “botte”, il genitore interviene per dividere i bambini cercando però di non esprimere pareri a favore di uno o dell’altro, ma esortando il gruppetto a riflettere un po’ ognuno per conto suo su ciò che è appena accaduto. Evitare insomma di impartire ordini come “Non litigate!” oppure “Non picchiatevi!”, fini a sé stessi, perché non avranno nessun potere di convincimento sul bambino, che appena l’adulto volterà le spalle, ricomincerà ad azzuffarsi. Ancora più insensata la frase “Ma dai, non fare così, devi essere amico di tutti!”, perché già a questa età è normale che ogni bimbo abbia le sue preferenze e le cambi anche abbastanza velocemente.

Bisogna invece spronare i bambini alla riflessione, a pensare, così si offre loro l’opportunità di capire come giocare insieme evitando il conflitto e, al tempo stesso, li si aiuta a trovare una terza strada.

Il gioco per ogni bimbo è come il cibo e l’aria, è fondamentale per il suo benessere psicofisico e questo significa che, alla fine, lui stesso accetterà di rinunciare a una parte del suo egocentrismo. Perché è più importante giocare e avere con sé l’amico del cuore. Il litigio è insomma una grande palestra delle relazioni.

 

 

 

 

 

 

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