Il gruppo di lavoro del Ministero dell’Istruzione ha presentato una proposta sul Piano Nazionale di formazione docenti 2016-2019, che prevede, tra le altre novità, anche una modifica dell’orario insegnanti. Ipotesi che ha suscitato da subito numerosi dibattiti.
Quali sono i cambiamenti proposti? Il progetto è quello di una più ampia rivisitazione della carriera dei docenti, con uno sviluppo verticale, che creerebbe una piramide composta alla base dagli insegnanti “principianti”, fino ad arrivare al livello più alto con i docenti ordinari ed esperti. All’interno di questa piramide poi troverebbero spazio numerose figure intermedie, come il coordinatore e il responsabile di progetti. Anche gli orari delle varie figure sarebbero differenziati in base alle esigenze: orari potenziati, orari base, full o part-time.
E qui si arriva al punto più critico, che divide l’opinione della categoria insegnanti in due fronti opposti: la modifica dell’orario di lavoro. Il documento parla di orario “all inclusive”, quindi che include nel contratto l’insegnamento diretto, le attività di tutoraggio, accompagnamento e recupero, nonché le ore di riunioni e di formazione.
In tutto sarebbero circa 30 ore settimanali (contro le 18 attuali), e nel documento viene suggerito che una parte di queste ore venga retribuita attraverso un prolungamento del periodo di ferie. La proposta ha sollevato un polverone poiché molti si sono sentiti obbligati ad accettare un’altra decisione proveniente “dall’alto”. C’è anche chi protesta affermando che mancano i posti per potere garantire la presenza degli insegnanti nella scuola per 30 ore settimanali. In realtà lo scopo della proposta vorrebbe essere quello di valorizzare il lavoro che i docenti svolgono ogni giorno e che non viene considerato. Le ore che la proposta vuole aggiungere a quelle già svolte dagli insegnanti sono quelle che spesso essi già svolgono per attività fuori dall’insegnamento ordinario e che non vengono retribuite.