Arriva a scuola la paghetta-premio per gli studenti più bravi

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L’istituto tecnico “Buonarroti-Fossombroni” di Arezzo ha lanciato una curiosa iniziativa per spronare gli studenti a dare il loro meglio tra i libri e sui banchi di scuola. In realtà questa idea arriva da molto più lontano, più precisamente dal secondo dopoguerra, quando per far sì che i figli degli operai potessero proseguire gli studi, si propose una donazione statale alle famiglie, per compensare lo stipendio mancato del figlio che continuava la scuola anziché andare a lavorare. Il provvedimento fu discusso molto tra il 1943 e il 1948, ma poi lo “stipendio dello studente” non entrò a far parte né della Costituzione né delle riforme scolastiche successive, restando un’esperienza sperimentale momentanea legata alle scuole aperte dagli ex partigiani nel dopoguerra. Il primo a rispolverare quest’iniziativa è appunto la scuola di Arezzo, che dalla fine dell’anno scolastico 2017-2018 donerà agli studenti più meritevoli un bonus economico. Per ottenere il premio sarà sufficiente aver raggiunto la media del 7,5 di tutte le materie nel primo quadrimestre, e avere 9 in condotta. Ovviamente ci sono delle differenze con la proposta originale di settant’anni fa: non si parla di borse di studio ma di piccole somme, che si aggirano intorno ai 100, 150 euro, ed è un premio sulla media dei voti e non un aiuto per famiglie con reddito basso. Secondo il preside questo metodo può stimolare una sana competizione e i ragazzi vedono un riscontro concreto ai propri sforzi.

Questa iniziativa riaccende però anche la discussione sull’importanza dell’impegno dei ragazzi e non del risultato finale: se la scuola italiana scegliesse di valutare l’impegno, dovrebbe predisporre un sistema di voto che, partendo dalla base di partenza del ragazzo, seguisse il suo miglioramento e premiasse il fatto stesso di avere appreso più di quanto non sapesse all’inizio dell’anno. Il sistema valutativo attuale, invece, premia la competenza assoluta. Chi più sa all’inizio, quindi (per competenze familiari, per scuola di provenienza, per attitudine allo studio) sarà probabilmente anche quello che verrà premiato alla fine del percorso. Quella del Buonarroti è un’iniziativa sicuramente nata con buone intenzioni ma che rischia di premiare chi è bravo, non chi fa del suo meglio. È un premio, quindi, che non aiuta in nessun modo a ricucire le ferite profonde della società italiana e a sanare la differenza tra chi arriva a scuola con la fortuna di possedere già le risorse per farcela e chi, anche con tutto l’impegno del mondo, sconterà sempre un deficit originario del quale, spesso, non ha alcuna responsabilità.

 

 

 

 

 

 

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