Suicidi tra giovani: come riconoscere il disagio?

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Il suicidio tra giovani è una delle cause principali di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Il malessere dei ragazzi è nell’aria, si tocca, si respira e la cosa più triste è che si sta abbassando l’età in cui si decide di porre fine alla propria vita.

È difficile intuire quando un comportamento sia “normale” in fase adolescenziale e quando invece sia preoccupante: a quest’età infatti ansia, tristezza, sbalzi d’umore improvvisi sono aspetti che si possono valutare come comuni. Quando però questi atteggiamenti durano nel tempo e il ragazzo o la ragazza non escono più con gli amici rintanandosi nella loro camera o su internet, interrompono le attività che li hanno sempre appassionati ed evidenziano segnali di disagio, allora è diverso.

Tra i 15 e i 25 anni i ragazzi si lasciano andare maggiormente a comportamenti impulsivi e spesso incoscienti, come andare forte in motorino per provare l’ebrezza della velocità per esempio. La spiegazione è anche scientifica: sono individui nel pieno di un processo di crescita cerebrale e il cervello è più sensibile alla dopamina, il neurotrasmettitore del piacere. Anche per questo motivo l’adolescente è alla continua ricerca di novità ed emozioni forti.

Le relazioni interpersonali a questa età hanno un’importanza fondamentale e il timore di essere esclusi o essere presi di mira dal proprio gruppo di appartenenza può diventare un dolore insopportabile.

Scegliere di compiere un gesto impulsivo può diventare il mezzo per attirare platealmente l’attenzione, altre volte, invece, è la scelta di chi non vede altre vie d’uscita.  Problemi di socialità, incomunicabilità, amore non corrisposto, bullismo, confusione tra realtà e virtualità, il lavoro che non c’è, la percezione del fallimento: sono tante le cause che portano a gesti del genere, a volte eclatanti. Si cova il dolore in silenzio, mentre intorno si ha la sensazione che nessuno sia in grado di ascoltare, di capire. A questi fattori comuni possono aggiungersi fragilità individuali, come una scarsa autostima, un giudizio morale severo verso sé stessi o la paura del giudizio degli altri.

La funzione del mondo adulto è di dare una barriera costruttiva ai ragazzi, più che protettiva. Lo scontro con i figli adolescenti è fisiologico e necessario ai ragazzi per definire i contorni della propria personalità.

Neanche l’iper-protezione fa bene, ossia quel modo di voler proteggere i figli a tutti i costi, tentando di risparmiare loro frustrazioni e fallimenti.

Aiutiamo i ragazzi a scoprire che è solo nel limite che possono essere felici. Non sempre insomma si può realizzare nella vita ciò che si vuole o ottenere ciò che si desidera, ma occorre adattarsi al limite, grazie alla capacità innata nell’uomo di elaborare uno spirito di sopravvivenza. Solo quando si accetta che la vita è imperfetta si riesce a crescere e a diventare forti.

 

 

 

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